Come funziona l'orecchio interno

L'orecchio interno: anatomia, funzionalità e patologie

Scopriamo insieme l'anatomia dell'orecchio interno, le sue funzionalità e le patologie che possono affliggerlo. 

Anatomia dell'orecchio interno

L'orecchio interno ha una struttura complessa: è costituito dal labirinto osseo (sistema di cavità scavate nello spessore dell'osso temporale) e dal labirinto membranoso, i quali sono separati tra loro dallo spazio perilinfatico (un complesso di fessure fra di loro comunicanti nelle quali è contenuto un liquido, la perilinfa). Il labirinto osseo risulta costituito da una parte vestibolare (posteriore) che comprende il vestibolo, i canali semicircolari ossei e l’acquedotto del vestibolo e da una parte acustica (anteriore) costituita dalla coclea o chiocciola ossea e dall'acquedotto della chiocciola. Il labirinto membranoso si presenta come un insieme di organi cavi, contenenti un liquido – endolinfa - fra loro comunicanti, delimitati da una parete membranosa.

Il labirinto membranoso è costituito da:

  • Tre canali semicircolari: posteriore, superiore e laterale.
  • Utricolo: un organo vescicolare di forma ovoidale.
  • Sacculo: più piccolo dell'utricolo e situato al di sotto di questo.
  • Sacco endolinfatico: collegato al sacculo e all'utricolo per mezzo del dotto e del canale endolinfatico.
  • Coclea o chiocciola membranosa

A cosa serve l'orecchio interno

L'apparato vestibolare è deputato all’equilibrio. Le strutture neurosensoriali sono poste a livello dell’utricolo, del sacculo e dei canali semicircolari dove sono posizionate le cellule sensoriali dell'equilibrio, dotate di ciglia verticali, su cui poggia uno strato di cristalli di ossalato di calcio chiamati otoliti

Le patologie dell'orecchio interno

Le patologie che interessano il labirinto danno come caratteristica sintomatologica principale l’insorgenza della vertigine, definita come una falsa sensazione di movimento del corpo o dell’ambiente circostante. 

Tra i tipi di vertigine distinguiamo:

Vertigine Parossistica Posizionale

È data dal movimento degli otoliti che dalla loro sede naturale, per cause sconosciute, si distaccano e vanno a interessare la cupola (cupololitiasi) o sono liberi nell’endolinfa (canalolitiasi). La vertigine parossistica posizionale (VPP) costituisce da sola circa il 20% di tutte le vertigini. La diagnosi di vertigine posizionale parossistica viene fatta dal medico specialista otorinolaringoiatra o audiologo attraverso delle particolari manovre diagnostiche. Il trattamento prevede una procedura di riposizionamento otolitico dette manovre liberatorie.

Malattia di Méniere

Si manifesta con crisi vertiginose periodiche, acufeni, fullness (sensazione di orecchio “chiuso”) e riduzione della capacità uditiva nell’orecchio interessato (ipoacusia fluttuante). Generalmente la crisi vertiginosa si manifesta con vertigine oggettiva, nausea e vomito. Interessa lo 0,2% circa della popolazione ed è più comune tra i 20 e i 60 anni. La causa della malattia è sconosciuta, ma è collegata a idrope endolinfatico con conseguente dilatazione del labirinto membranoso che scatena la crisi. La diagnosi di malattia di Méniere è clinica, fatta sulla base dell’anamnesi e dei dati ottenuti con l’esame audiometrico e otoneurologico. Altri esami quali la RM dell’encefalo servono a escludere altre patologie centrali. La terapia è essenzialmente medica. 

Neurite vestibolare

La neurite vestibolare o neuronite vestibolare è determinata da un deficit acuto del nervo vestibolare di un lato che causa la comparsa di una sintomatologia vertiginosa improvvisa, sempre accompagnata da nausea, vomito, sudorazione fredda e tachicardia. L’eziologia è incerta, ma l’evento principale probabilmente è da ricondurre a fenomeni infiammatori sostenuti dall’azione di virus. La terapia si avvale dell’utilizzo di farmaci e riabilitazione vestibolare. 

Emicrania vestibolare

È sempre da sospettare quando in presenza di vertigine c’è anche una storia clinica di emicrania. È una delle cause più comuni di vertigine episodica tra i bambini. Tra gli adulti, è tre volte più comune tra le donne e, frequentemente, si verifica tra i 20 e i 50 anni di età. La terapia medica prevede l’utilizzo di farmaci anti-emicranici, in associazione ai farmaci sintomatici. 

Vertigine di origine vascolare

È legata ad un danno del sistema vestibolare periferico e/o centrale imputabile ad un deficit di irrorazione del microcircolo terminale labirintico. Alla vertigine si associano frequentemente dei segni e sintomi neurologici come visione doppia o alterata, cefalea e stanchezza. 

A causare vertigini episodiche o sensazioni di instabilità concorrono altre patologie a origine neoplastica o degenerativa (Meningiomi, Schwannomi, Ependimomi, Gliomi, Medulloblastomi, Neurofibromatosi etc.).

Cause virali quali l’herpes Zoster o batteriche (labirintite purulenta) possono scatenare vertigine. Solitamente insorge prima la febbre, solo nelle forme batteriche, e poi la vertigine con calo dell’udito e, spesso, acufeni. La terapia è eziologica. 

Le vertigini e/o i capogiri indotte da farmaci, senza altra causa, rappresentano il 23% circa dei casi di capogiri negli anziani. L'uso di cinque o più farmaci è associato ad un aumentato rischio di capogiri e a conseguente caduta. I pazienti più anziani sono particolarmente suscettibili agli effetti avversi del farmaco a causa di cambiamenti farmacocinetici e farmacodinamici legati all'età.

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