L’udito è il primo dei cinque sensi a svilupparsi nel feto: in particolare, la voce della mamma, già prima della nascita, diviene sinonimo di calma e sicurezza. Tuttavia, cause ereditarie o problemi sopraggiunti durante la gravidanza e il parto, possono condurre i bambini alla sordità o alla riduzione della sensibilità uditiva. In queste circostanze intervenire in modo rapido e coscienzioso è indispensabile.
Secondo i dati disponibili sul portale dell’Ospedale Bambino Gesù un neonato ogni mille risulta affetto da una forma di ipoacusia “sufficientemente grave da pregiudicare il normale sviluppo del suo linguaggio”; soffre invece di sordità profonda e precoce un bambino ogni 4000.
Quale futuro attende questi bambini? Rispetto ai decenni passati, la diffusione dei programmi di screening uditivo neonatale, gli sviluppi della medicina assieme all’ausilio fornito dalla tecnologia sono in grado di fornire risposte adeguate e tempestive alla sordità infantile: nei primi due anni di vita si può agire direttamente sulle modalità di apprendimento del linguaggio con notevole miglioramento dello stile di vita rispetto al recente passato.
Genitori, nonni, personale medico sono i principali soggetti coinvolti in modo attivo nella crescita dei bambini. Proprio loro sono chiamati a rilevare comportamenti inaspettati o risposte impreviste da parte dei più piccoli di fronte ai diversi stimoli uditivi, prestando attenzione alle avvisaglie che potrebbero evidenziare una sordità infantile.
E’ quindi importante verificare cosa avviene in queste cinque situazioni comuni:
Se in queste occasioni quotidiane le risposte non sono quelle attese, è buona regola rivolgersi ad uno specialista per tutti gli approfondimenti del caso: la diagnosi precoce della sordità o di altri disturbi uditivi e, se necessario, un intervento mirato e su misura, sono essenziali per lo sviluppo sereno e corretto del bambino.