Ototossicità: quali farmaci possono danneggiare l’udito

Ultimo aggiornamento 2 maggio 2022

In ambito farmacologico, la scoperta di nuovi farmaci, la migliore conoscenza del loro meccanismo d’azione e la loro specificità, ha dato l’opportunità alle persone di avere cure più adeguate, efficaci e sicure. Nella pratica clinica, la conoscenza dei vantaggi clinici e delle conseguenze indesiderate di alcuni farmaci ha reso possibile una riduzione degli effetti tossici e una diminuzione del rischio. Efficacia e sicurezza sono, infatti, requisiti fondamentali per ottimizzare l’intervento farmacologico-terapeutico mirato alla tutela della salute della persona. Nonostante questo, sia per il loro specifico meccanismo d’azione sia per la necessità di utilizzarli ad alte dosi e per un periodo prolungato, diversi farmaci hanno caratteristiche tali da determinare, nel contesto della loro azione terapeutica, degli effetti collaterali indesiderati sul sistema uditivo che si evidenziano con manifestazioni cliniche come acufeni, calo dell’udito, sensazione di instabilità, vertigini

Cosa si intende per ototossicità

Per ototossicità si intendono tutti gli effetti collaterali ed indesiderati che certi farmaci hanno in campo otoaudiologico, L’assunzione di questo tipo di farmaci può causare danni a carico dell’apparato uditivo e del sistema dell’equilibrio che si possono presentare sia durante il trattamento farmacologico sia successivamente e possono essere temporanei o permanenti. L’entità del danno sul sistema uditivo è variabile e, spesso, risulta in funzione della dose totale assunta, di somministrazioni ravvicinate e delle vie di somministrazione. La fascia di età più interessata dall’azione ototossica dei farmaci è quella adulta-anziana. Infatti, quadri di alterata funzionalità epatica o renale che possono essere presenti nella popolazione anziana determinano un’insufficiente eliminazione dei principi attivi farmacologici che, in questo modo, hanno una maggiore capacità di esplicare la loro azione tossica nei confronti delle strutture dell’orecchio. Gli effetti collaterali possono essere potenziati dall’assunzione contemporanea di altri farmaci ototossici o da una predisposizione familiare al calo uditivo. Poiché, generalmente, nell’anziano è già presente una riduzione della capacità uditiva, conseguentemente il danno che si produrrà sarà maggiore.

In tutti questi casi è opportuna una valutazione medica sul rapporto rischi/benefici nell’assunzione di questo tipo di farmaci, al fine di determinare la possibilità di utilizzare, ove possibile, farmaci o terapie alternative. E’ comunque impossibile conoscere a priori la suscettibilità individuale al danno uditivo da sostanze farmacologiche, stante la indefinibile variabilità della risposta nei riguardi del farmaco con i relativi dosaggi. 

Quali sono i farmaci ototossici

Sono più di 200 i farmaci che possono causare problemi al sistema uditivo, sia tra quelli che necessitano di prescrizione medica sia tra quelli da banco. La maggior parte di questi farmaci sono utilizzati per patologie gravi, come la cura dei tumori, di malattie cardiache e infiammatorie. Ci sono però anche farmaci ototossici di utilizzo comune, come alcuni tipi di antibiotici, diuretici e antinfiammatori. Generalmente i primi sintomi che evidenziano la comparsa di un danno su base tossica sono costituiti da acufeni, riduzione della capacità uditiva, lieve instabilità motoria o vertigine. La comparsa primaria di un sintomo rispetto all’altro è determinata dal tipo di farmaco e dalla sua azione su una specifica zona del sistema uditivo. Entriamo nel dettaglio e differenziamo l’azione ototossica dei diversi farmaci.

Principali farmaci che causano ipoacusia

  • Farmaci antitumorali. Sono ototossici i farmaci chemioterapici antitumorali derivati dal platino (cisplatino, carpoblatino, oxaliplatino) che possono causare ipoacusia neurosensoriale bilaterale, non reversibile, dose-dipendente.  Il rischio che possa insorgere un’ipoacusia in pazienti trattati con cisplatino varia molto ed è probabilmente anche determinato da una predisposizione individuale. I sintomi possono comparire durante il trattamento o a mesi di distanza dalla fine della terapia. L’ipoacusia che provocano in genere si verifica in entrambe le orecchie (ipoacusia neurosensoriale bilaterale) e purtroppo può degenerare fino a portare alla perdita completa dell’udito. Questo rischio aumenta proporzionalmente al verificarsi delle seguenti condizioni: alte dosi di medicinale assunto, minore età, esposizione a rumori forti e predisposizione genetica.
  • Antibiotici. Il neuroepitelio dell’orecchio interno risulta particolarmente sensibile all'azione tossica di alcuni antibiotici aminoglicosidici (diidrostreptomicina, neomicina, kanamicina, gentamicina, streptomicina), macrolidi (es. eritromicina, roxitromicina, azitromicina) e glicopeptidi (es. vancomicina). Ogni categoria di farmaco appartenente a queste classi ha vari effetti negativi sull’udito: ad esempio la streptomicina porta a vertigini temporanee ma anche una grave perdita della sensibilità vestibolare, la neomicina può causare sordità, la gentamicina può provocare perdita di equilibrio. Come per gli antitumorali, il rischio di ototossicità aumenta in associazione con altre variabili, quali la dose assunta, la frequenza d’uso e la presenza di problemi di udito preesistenti.

Principali farmaci che causano acufene

Diversi tipi di farmaci, oltre quelli appena descritti, possono determinare acufeni. Per acufene si intende una fastidiosa sensazione sonora presente in uno o entrambe le orecchie sottoforma di fischio, sibilo, ronzio ecc. Questi farmaci sono:

  • Salicilati. Classe di farmaci a cui appartiene anche l’aspirina. L’assunzione di questi farmaci può indurre una riduzione dell’udito associata ad acufene, che si risolve in genere dopo al massimo 72 ore e solo in rari casi causa effetti permanenti.
  • Diuretici dell’ansa. Sono una particolare categoria di diuretici, usata per il trattamento dell’ipertensione e dell’edema e possono causare una perdita di udito reversibile, i cui effetti però possono essere più gravi se vengono associati ad altri farmaci ototossici.

Cosa fare prima di assumere un farmaco ototossico

Chi soffre di ipoacusia deve prendere delle precauzioni prima di assumere un farmaco ototossico. Innanzitutto occorre informare il medico che prescrive il farmaco dell’eventuale presenza di preesistenti problemi di udito, così che questi valuti la possibilità di scegliere una terapia alternativa. Qualora questa soluzione non sia praticabile, il medico valuterà la giusta dose del farmaco da somministrare e terrà sotto controllo il paziente durante tutta la durata del trattamento. Può essere utile anche effettuare un test dell’udito prima di iniziare la terapia, così da valutare in maniera oggettiva la capacità uditiva e poterla monitorare durante l’assunzione del farmaco.

Altre sostanze ototossiche

Non solo i farmaci, ma anche altre sostanze insospettabili che assumiamo ogni giorno possono avere una percentuale di ototossicità, se assunti in maniera eccessiva. Le principali sostanze ototossiche sono:

  • Caffeina, contenuta nel caffè, nel the e in alcune bevande gassate non solo può provocare temporanei cali di udito, ma può anche peggiorare un deficit uditivo già presente.
  • Alcool, la cui azione tossica si può evidenziare sia a livello delle cellule acustiche cocleari sia a livello delle aree uditive cerebrali, provocando un danno uditivo permanente.
  • Fumo, per via degli effetti negativi che la nicotina provoca a carico dell’apparato cardiovascolare, il cui funzionamento è essenziale per avere un buon udito.

La diagnosi di ototossicosi si basa sul riscontro dell’assunzione di farmaci ototossici e sull’esame audiometrico tonale, che presenta, nelle fasi iniziali, una caduta bilaterale simmetrica sulle alte frequenze. Successivamente, ci può essere un interessamento delle frequenze medie. L’aspetto audiometrico può variare e non è raro avere una rappresentazione del grafico audiometrico a “corda molle”. In questo caso le frequenze interessate dal danno sono le centrali, con conservazione delle frequenze basse e alte. Durante l’assunzione dei farmaci particolarmente ototossici sarebbe opportuno, pertanto, effettuare gli esami audiometrici di controllo della funzionalità uditiva anche nei mesi successivi la fine della terapia.

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