Vestibologia

Di cosa si occupa?

La vestibologia si occupa di indagare e valutare i disturbi a carico del vestibolo (labirinto), l’organo deputato a garantire l’equilibrio. 

Vestibologia e apparato vestibolare

La vestibologia è una branca dell’Otorinolaringoiatria che studia l’apparato vestibolare e le sue patologie. L’apparato vestibolare è un sistema di organi dell’orecchio interno, deputato a garantire l’equilibrio, attraverso l’invio di informazioni al cervello sulla posizione della testa e del corpo nello spazio. Ha un ruolo essenziale nel mantenere la stazione eretta e nell’esecuzione dei movimenti.

Le turbe dell’equilibrio, per disfunzione dell’apparato vestibolare, in generale possono manifestarsi con due modalità sintomatologiche: vertigine e disequilibrio. La vertigine è un’erronea sensazione di movimento del corpo o dell’ambiente circostante. Il disequilibrio è caratterizzato dalla sensazione di oscillazione nella stazione eretta o di instabilità/insicurezza nella marcia. 

Nella valutazione della vertigine, alla storia clinica deve far seguito l’esecuzione dell’esame obiettivo (bedside examination), dei test funzionali ed eventualmente della diagnostica per immagini (TC e RM) al fine di giungere ad una diagnosi definitiva e all’esclusione della presenza di patologie potenzialmente pericolose.

La vertigine

La vertigine è uno dei sintomi più comuni nella pratica clinica quotidiana. Alcune volte definita come sensazione di disequilibrio o di “capogiro”, la vertigine è un’errata sensazione di movimento del corpo o dell’ambiente circostante, determinata da un’alterazione periferica o centrale di uno o entrambi gli emisferi deputati al mantenimento della postura.  Tra i fattori scatenanti vi sono lo stress per la malattia di Ménière, le infezioni delle vie respiratorie, alcune posizioni della testa, i traumi cranici o i colpi di frusta l’altitudine, gli spazi aperti o affollati e il rumore.

La durata può contraddistinguere una vertigine centrale, solitamente con durata maggiore e meno violenta in cui il paziente potrà riferire di vedere gli oggetti muoversi, dalla vertigine periferica, più violenta ma meno duratura in cui il paziente avrà la sensazione di essere lui stesso a muoversi. 

Il suo andamento può essere acuto, con un inizio brusco a cui segue una lenta riduzione dell’intensità fino alla risoluzione, cronico, ovvero di lieve intensità ma continuo nel tempo, oppure parossistico, tipico delle crisi vertiginose seguite da intervalli di benessere come nella malattia di Ménière e nelle vertigini posizionali.

I sintomi associati alle vertigini, molto spesso, ne aggravano la sintomatologia. Tra questi si possono distinguere i fenomeni neurovegetativi (nausea, vomito, sudorazione) e uditivi (acufeni, ipoacusia, fullness), segni di alterazioni periferiche e i sintomi centrali (diplopia, cefalea, emicrania, attacchi similepilettici e cadute a terra senza perdita di coscienza).

L’origine delle vertigini

Le sindromi vertiginose che più frequentemente derivano da patologie labirintiche sono:

  • La vertigine parossistica posizionale (VPP) caratterizzata da vertigini che insorgono improvvisamente dopo che il paziente ha ruotato il capo verso il lato patologico. Questo tipo di vertigine è determinata dal distacco di piccole formazioni, detti otoliti, all’interno del labirinto con conseguente stimolazione meccanica dei recettori labirintici. La vertigine parossistica posizionale (VPP) è sicuramente la causa più frequente di vertigine periferica. La diagnosi, effettuata dal medico specialista, viene effettuata in base alla sintomatologia descritta dal paziente ed è facilitata da alcune manovre diagnostiche (Dix-Hallpike o di Mc Clure ecc.).
  • La malattia di Menière è una condizione patologica idiopatica dell'orecchio interno, frequentemente monolaterale, a probabile genesi endolinfatica (idrope), caratterizzata da sintomi quali ipoacusia fluttuante, acufeni, sensazione di orecchio chiuso (fullness), associati a episodi ricorrenti di vertigini rotazionali con fenomeni neurovegetativi (nausea, vomito, sudorazione). L'attuale prevalenza della malattia è di 190/100.000 abitanti.
  • Le fistole perilinfatiche, caratterizzate da vertigine episodica e ipoacusia neurosensoriale. Sono determinate da una rottura traumatica o lesione della finestra ovale o rotonda. 
  • Labirintiti, a probabile insorgenza virale con vertigini acute e lento decremento. È possibile la presenza di ipoacusia, alcune volte reversibile. 
  • L’azione ototossica e vestibolotossica di alcuni farmaci, ormai conosciuta e si esplica attraverso una lesione delle cellule ciliate. Gli acufeni sono sempre presenti. L’ipoacusia che ne deriva, alcune volte, è reversibile. 
  • Forme di vertigine periferica meno frequenti, determinate da tumori che possono interessare l’orecchio medio e il labirinto, vasculiti e dalla sindrome di iperviscosità.

Le sindromi vertiginose che invece più frequentemente derivano da patologie del nervo vestibolare sono: 

  • La neurite vestibolare, probabilmente determinata da flogosi virale: i tumori dell’angolo pontocerebellare (neurinoma dell’VIII nervo cranico)
  • Conflitti vascolo-nervosi
  • Sindrome di Ramsay Hunt (infezione da herpes zoster)

Una volta completata l’anamnesi e inquadrato clinicamente il paziente si deve obbligatoriamente passare allo studio della funzionalità labirintica che viene effettuata valutando l’analisi delle caratteristiche posturali, la motricità oculare, la presenza e le caratteristiche del nistagmo. 

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