L’udito, il primo dei sensi a svilupparsi nel grembo materno, è di fondamentale importanza per un iniziale contatto del piccolo con il mondo esterno. Se nelle prime settimane di gravidanza non esiste un vero e proprio apparato uditivo ed i suoni vengono percepiti sotto forma di vibrazioni (onde sonore), è verso la ventesima settimana che il piccolo può iniziare a sentire la voce di mamma e papà. Vediamo come, settimana dopo settimana, si sviluppa l’udito nel feto.
Inizialmente, la percezione di stimoli sonori e tattili viaggia attraverso le medesime vie nervose, che non si sono ancora differenziate. Proseguendo accade che, verso la terza settimana di vita, l’orecchio inizia a formarsi e giunti alla sesta settimana anche la coclea si dispone nella sua classica formazione a spirale. Da qui in poi, quattro sono le principali tappe che segnano lo sviluppo dell’udito nel feto.
• Ottava settimana: una volta che la coclea si è formata, anche l’orecchio medio inizia a delinearsi;
• Undicesima settimana: si sviluppano membrana timpanica e timpano;
• Ventunesima settimana: la coclea si collega alla corteccia cerebrale. Si avvia così il processo di riconoscimento e memorizzazione dei suoni;
• Ventiquattresima settimana: il piccolo comincia a sentire attraverso l’orecchio. Tale tappa segna l’inizio di una prima forma di attività cerebrale.
Verso la trentesima settimana l’udito del feto ha raggiunto uno sviluppo tale per cui è in grado di percepire i rumori materni di fondo, in particolare il battito cardiaco. Solo successivamente distinguerà le voci di mamma e papà. In questa fase è quindi molto importante cominciare a parlare al piccolo in modo che abbia tutto il tempo per memorizzare i suoni a lui cari e riconoscerli dopo la nascita.
Al tempo stesso, è buona norma evitare di esporre l’udito del feto a stimoli sonori particolarmente intensi, per evitare di disturbare eccessivamente il piccolo. Recenti studi hanno evidenziato come l’esposizione a rumori intensi provochi un aumento dei battiti cardiaci e dei movimenti fetali, a differenza della musica melodiosa che rilasserebbe il piccolo.