L’infezione da Citomegalovirus (CMV) contratta da bambini molto piccoli o dal feto in utero può essere causa di sordità infantile congenita, una malattia che, secondo le stime, colpisce all’incirca un neonato su 1000. Nel 50% dei casi di sordità infantile congenita, infatti, questa è la conseguenza della trasmissione di infezioni al bambino già in utero materno tra le quali il Citomegalovirus è il principale responsabile.
Il Citomegalovirus è un virus che rientra nella famiglia degli Herpesvirus ed è molto comune nell’uomo. In Italia le stime parlano di un tasso di incidenza che interessa oltre l’80% della popolazione. In condizioni di buona salute però, l’infezione da Citomegalovirus rimane silenzioso nell’organismo e non da né sintomi né problemi di particolare entità. Il virus si attiva solo se si trova davanti ad un sistema immunitario compromesso o incompleto provocando conseguenze anche molto gravi. L’infezione è quindi pericolosa se contratta in gravidanza, dai neonati e dai bambini al di sotto dei due anni di vita. Sono questi i casi in cui il sistema immunitario è in fase di sviluppo e non è preparato ad affrontare un nemico tanto complesso.
L’infezione da Citomegalovirus si trasmette da persona a persona attraverso liquido seminale, urine, sangue, saliva e latte materno. Parliamo di infezione primaria nel caso il virus venga contratto per la prima volta e di infezione non primaria quando si tratta di reinfezione o riattivazione del virus già latente nell’organismo. Alcune situazioni di rischio possono essere:
Il Citomegalovirus contratto in gravidanza è la principale causa di patologie congenite nel neonato e, nel nostro Paese, si stima un’incidenza compresa tra lo 0,57% e l’1%. La mamma positiva al Citomegalovirus può trasmetterlo al suo bambino anche durante il parto o nel periodo di allattamento.
Sulla base di diversi studi di settore, il Citomegalovirus sembra essere la seconda causa di sordità congenita bilaterale nei bambini, preceduta solo dalla mutazione a carico del gene della connessina 26, responsabile della sordità congenita di tipo ereditario.
Il deficit uditivo causato dall’infezione può essere diagnosticato sin dai primi giorni di vita attraverso uno screening uditivo neonatale.
Nel neonato con sordità congenita accertata il danno all’udito è permanente.
Se invece il deficit uditivo si manifesta a distanza di mesi o anni dopo la nascita, il bambino può avere possibilità di recupero. Si stima che l’ipoacusia congenita con esordio tardivo abbia un’incidenza del 30-50% dei casi totali.
In entrambe le situazioni rivolgersi ad uno specialista per capire come comportarsi è il primo passo per aiutare il bambino lungo il percorso di crescita, a partire dallo sviluppo del linguaggio.
Sebbene ad oggi non sia disponibile alcun vaccino contro il Citomegalovirus, è possibile prevenire l’infezione attuando specifiche misure igienico comportamentali per ridurre i rischi di contagio. Tra queste:
Tali misure sono raccomandabili soprattutto alle donne incinte.